“La mancata maxideduzione per il lavoro domestico, prevista all’interno della riforma fiscale dell’IRPEF, per le assunzioni a tempo indeterminato, che dovrebbe invece riguardare quanto meno le lavoratrici e i lavoratori domestici nella gestione del lavoro di cura per le persone con disabilità e non autosufficienti, farà certamente aumentare il lavoro irregolare, rischiando anche concretamente di penalizzare le stesse famiglie, con il risultato di poter disporre di minore assistenza”. Così in una nota Vincenzo Falabella, consigliere CNEL e presidente dell’Osservatorio inclusione e accessibilità.
“La defiscalizzazione in questo ambito potrebbe aiutare le famiglie alleggerendo i costi per le assunzioni di assistenti familiari e al tempo stesso – ha aggiunto Falabella – andrebbe ad incentivare la professionalità del settore. Si parla, infatti, di milioni di famiglie, quelle che qualcuno ha definito come ‘un esercito silenzioso’, lasciate sempre sole da un welfare strutturale che non appare più in grado di rispondere ai bisogni specifici dei cittadini e delle cittadine più vulnerabili. E tra questi vi sono segnatamente le persone con disabilità e quelle non autosufficienti. È del resto opportuno ricordare come le famiglie che assumono personale domestico si caratterizzino a tutti gli effetti come dei datori di lavoro e pertanto non si vede perché non possano usufruire delle agevolazioni che vedono coinvolti altri settori, in particolare quando tale rapporto di lavori viene avviato per garantire l’assistenza personale alle persone con disabilità e non autosufficienti. Ecco, dunque, perché è necessario un intervento finalizzato a defiscalizzare il costo del lavoro domestico, andando incontro, in tal modo, alle persone con disabilità e alle loro famiglie, che in questi ultimi anni, dalla pandemia in poi, si sono notevolmente impoverite economicamente, se è vero che la disabilità e la non autosufficienza ricadono oggi sulla sola economia familiare e personale. Se invece, come detto, il lavoro domestico continuerà ad essere escluso dai sostegni e dagli sgravi destinati agli altri rapporti di lavoro, si favorirà innanzitutto la crescita del lavoro irregolare, continuando tra l’altro a ignorare le persone con disabilità che non lavorano, da considerare quindi incapienti, non potendo pertanto detrarre fiscalmente i costi”.
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